I Social Media nelle Aziende
Un recente rapporto rilasciato da McKinsey suggerisce alcuni spunti di riflessione sui possibili sviluppi nel campo della strategia di business aziendale, innescati dall’ingresso dei nuovi strumenti di condivisione sociale anche sul luogo di lavoro.

Le piattaforme sociali, infatti, mostrano ogni giorno di più le proprie potenzialità, non solo come mezzo di svago, per trovare lavoro, per sostenere cause, per giocare, per gestire la propria reputazione online, per facilitare rivoluzioni o per supportare strategie di marketing, ma si rivelano indispensabili anche per la sperimentazione di nuove modalità nella gestione delle imprese.

 

Coinvolgere i dipendenti nel processo produttivo e ideativo

Che il business possa trarre benefici dal coinvolgimento dei lavoratori nel processo produttivo non è una novità. Le imprese all’avanguardia hanno capito da tempo che, ascoltare la voce dei propri collaboratori e renderli corresponsabili dei risultati, può aiutare a migliorare il prodotto/servizio, il workflow e l’ambiente di lavoro: il coinvolgimento attivo sicuramente aumenta il senso di appartenenza e responsabilizza la forza lavoro.

Arcinoti poi, sono i casi di aziende che tramite i blog e le intranet aziendali dialogano con i propri collaboratori per chiedere spunti, suggerimenti ed ascoltare critiche.

 

Il Rapporto McKinsey e la Nuova Governance delle Imprese

Ma il rapporto McKinsey accende i riflettori su esperimenti che possono stravolgere la governance delle imprese e accelerare il passaggio definitivo dal modello di gestione di tipo Top Down a quello Bottom Up (e con esso il superamento definitivo del modello Fordista-Taylorista).rapporto mckinsey

La novità assoluta è rappresentata dall’idea che i dipendenti vengano coinvolti nel processo decisionale a livello nevralgico: la strategia aziendale partecipata implica che linee guida, tempi, modi, obiettivi che il business deve fissare vengano studiati assieme e condivisi.

I benefici che tale approccio può apportare risultano evidenti poiché il top Management non conosce a fondo l’azienda in tutte le sue articolazioni, né può immaginare le conseguenze sul campo di certe decisioni. Invece le unità “periferiche”, ben coordinate dal middle management, possono contribuire a dare una nuovo impulso alla vita aziendale conoscendo meglio di chiunque altro criticità, dettagli, opportunità dell’azienda (e lamentele/suggerimenti da parte della clientela).

Il rapporto non parla delle possibili conseguenze negative e/o dei rischi che questo approccio open può comportare (e che sicuramente vanno approfonditi nel dettaglio). Il vantaggio sicuro di questa metodologia è costituito dal fatto che “la condivisione porta i leader più vicino alla conseguenze operative delle proprie decisioni”.

 

La “Wisdom of Crowds” e le Aziende che sperimentano sul campo

Naturalmente si può parlare solo di tentativi allo stato embrionale ed aspettarsi risultati analitici in termini di ROI è del tutto prematuro: le aziende più innovative stanno al momento sperimentando l’efficacia della cosiddetta “The Wisdom of Crowds” in ambito aziendale.Wisdom of Crowds

Siamo nella fase iniziale, ma i risultati conseguiti nella risoluzione dei problemi e nello sfruttamento di opportunità trascurate dai singoli, evidenziati dalle pionieristiche esperienze descritte da “The World Is Flat” o da Wikinomics, stanno cambiando l’ottica del management, in continua ricerca di soluzioni nuove in un mondo sempre più complesso e multiforme.

Per questo non sorprende che i precursori di queste sperimentazioni siano proprio le aziende che fanno dell’innovazione la propria bandiera: quelle che appartengono al mondo dell’informatica e della new economy.

Come si evince dall’articolo menzionato, l’apripista in ambito di strategia aziendale condivisa è stata Wikimedia, nel 2009: attualmente il piano strategico partecipativo elaborato con la nuova modalità è in fase di sperimentazione.

 

I Risultati raggiungibili dalle Aziende col Modello Partecipativo

Altre aziende stanno tentando di trovare modelli innovativi per l’elaborazione di strategie aziendali partecipate: il rapporto fornisce un quadro indicativo sullo stato dell’arte in materia. Più che focalizzarsi sugli esempi menzionati è veramente interessante concentrarsi sugli obiettivi da raggiungere: cosa si vuole (e si può) ottenere sfruttando il modello partecipativo?

  1. il miglioramento qualitativo della strategia attraverso l’iniezione di expertise differenti.
  2. creare entusiasmo e condivisione (c.d. Alignment Advantage) riguardo alle decisione strategiche della compagnia.

Il Caso Red Hat e l’How-To del Modello Partecipativo Aziendale

Il vice presidente della strategia e del corporate marketing di Red Hat (Azienda che sviluppa una delle distribuzioni Linux più utilizzate), che sta portando avanti un interessante progetto, enumera i tre benefici riscontrati adottando il nuovo approccio:

a) il processo ha generato più creatività, responsabilità ed impegnoRed Hat Logo
b) non rimbalzando ogni decisione al top si è evitato il problema dell’ ”oversemplificazione
c) è migliorata la flessibilità e l’adattabilità della strategia

Naturalmente per beneficiare dei vantaggi del modello open basato sugli strumenti di condivisione sociale, è necessario cambiare mentalità consolidate: occorre coraggio, occorre abbracciare i principi connessi con l’uso dei social media (trasparenza, totale inclusione, peer review, egualitarismo) con tutti i rischi annessi e connessi, bisogna trasformare i top manager da decisori onniscienti in “architetti sociali”.

Inoltre bisogna incentivare le opinioni dissenzienti, vero sale di una crescita condivisa. La strada è ancora lunga e irta di ostacoli ma credo che a breve ci ritroveremo con aziende diverse da come le conosciamo. Antenne alzate! 🙂