Cos’è la SEO e come farla nel 2023? Tutto quello che devi sapere per l’ottimizzazione su Google


02/04/2015
Fabio Di Gaetano
Strategist e Department Manager
seo sem cosa sono

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Fabio Di Gaetano
Strategist e Department Manager
Dal 2003 mi occupo di marketing e strategie digitali al servizio del business e ho contribuito a fondare il team Argoserv.
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Fabio Di Gaetano
Sono autore del libro SEO Energy e fra gli autori del Manuale Ninja del Web Marketing: sono docente e formatore per Ninja Academy, la business school del “Il Sole 24 Ore” e lo IUL.

Cos’è la SEO?

Come farla?

Quando fare SEO?

Su quali motori investire per fare attività di search engine optimization?

Cosa sono le SERP e le keyword?

Cos’è il search intent e come fare ad essere pertinenti e rilevanti? Quali i benefici di una buona attività di posizionamento?

Quali sono i migliori strumenti SEO?  

Cos’è la SEM?

Le domande a cui tenterò di dare una risposta semplice e completa, sembrano ovvie per gli addetti ai lavori, ma ti assicuro che non lo sono affatto per te che vuoi fare business sul web, cioè per te che realmente sei interessato a saperlo.

Mi dilungherò un po’ ma proseguire nella lettura si rivelerà un ottimo e profittevole investimento per il tuo futuro o per quello della tua azienda.

Può sembrarti strano ma, ancora oggi, anche se trascurato rispetto rispetto ad altri canali, il posizionamento organico sulle pagine dei risultati di Google e gli altri motori di ricerca, si rivela quello dal maggior ritorno e quello in grado di creare le migliori opportunità per te e la tua azienda o la tua professione (e se mi segui te lo dimostrerò).

La SEO step by step

SEO cos’è : significato dell’acronimo Search Engine Optimization

SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization cioè l’insieme delle tecniche volte a migliorare e promuovere il tuo sito Web per:

  • incrementarne le visite tramite il traffico generato naturalmente dai motori di ricerca, il cosiddetto traffico organico, cioè aumentare il numero di coloro che entrano nel tuo negozio o nel tuo ufficio;
  • controllare lo stato di salute della tua attività digital;
  • far sì che l’esperienza del tuo utente online sia la migliore possibile, in modo che il visitatore torni più volte sul tuo sito, e da semplice conoscitore diventi tuo abituale cliente, cioè ti porti utili e guadagni, l’unica cosa che ti interessa davvero).

Ti ricordo che l’asset principale della tua attività è il flusso di clienti/visitatori che abitualmente frequentano il tuo shop o il tuo ufficio (ecco perché magari paghi migliaia di euro al mese per stare in un centro commerciale o in una via di primaria importanza)  e che il posizionamento è in grado di garantirti questo flusso continuo e benefico.

Chi è il SEO?

Il SEO è il professionista (o meglio il team di professionisti) che si occupa dell’attività di ottimizzazione e posizionamento sui motori di ricerca.

SEO specialist e SEO strategist

Possiamo distinguere almeno due figure professionali necessarie per farti arrivare primo su Google:

il SEO specialist: di cosa si occupa

Il SEO specialist è il medico della tua attività digital, ovvero  colui  che controlla la salute online del sito verificandone performance, struttura tecnica, requisiti SEO on page ed on site, attività di link building ecc.

il SEO strategist: di cosa si occupa

il SEO strategist è il tuo miglior business partner,  colui  in grado di studiare la migliore strategia di posizionamento utile per il tuo business ovvero di convertire le visite in contratti e moneta sonante.

Come fare SEO: i fattori di ranking spiegati in maniera semplice.

Poiché tutti ambiscono ad essere primi su Google e sugli altri motori di ricerca, per avere un ranking che ti consenta di acquisire visite organiche e quindi opportunità e contatti utili o lead devi avere:

  • un sito tecnicamente perfetto e SEO friendly (sono necessari per raggiungere lo scopo un corretto web design ed un’ottima attività di SEO on page ed on site);
  • il” giusto contenuto” ovvero dei contenuti “pertinenti e rilevanti” (in questo caso è necessaria un’attività di Content marketing SEO oriented);
  • dei link in ingresso che puntino al tuo sito (link building o meglio link earning o c.d. SEO off page);
  • un sistema di monitoraggio dei risultati raggiunti e della concorrenza ed un processo di revisione e miglioramento continuo.

Questi sono gli aspetti principali su cui devi focalizzare i tuoi sforzi e che hanno la prevalenza fra gli ormai mitologici (ed inesistenti) 200 e più “fattori di ranking”.

Un sito tecnicamente perfetto e SEO friendly: UX, SEO on page e SEO on site

La perfezione tecnica del sito e la conoscenza dei “segreti” della SEO on page ed on site, un tempo condizioni necessarie e sufficienti per aspirare a raggiungere un posizionamento importante su Google e sugli altri search engine, nel 2023 sono ancora dei fondamentali imprescindibili: ragion per cui per cui la cosiddetta SEO tecnica è tuttora un pilastro indispensabile (ed anzi nei siti e negli e-commerce con milioni di pagine è spesso la chiave) per garantirti un ottimo ranking.

Le regole “tecniche”(i pillar della search engine optimization) costituiscono ancora la grammatica della visibilità sui motori (e sono quindi una condicio sine qua non).

Prima di parlare degli elementi specifici è necessario, però,  soffermarsi sull’importanza sempre crescente di aspetti apparentemente ininfluenti a occhi non esperti (e spesso i tuoi occhi caro imprenditore e professionista ahimè lo sono).

Oggi avere:

  • una user experience di livello in grado di rispondere al meglio all’intenzione di ricerca dell’ utente;
  • una piattaforma veloce e dal layout accattivante;
  • un asset pensato per essere mobile first (in un era in cui oltre il 70% delle visite arriva da smartphone) o quanto meno responsive

è indispensabile se vuoi vincere sui motori e fare business online.

Metterti nella testa dei tuoi potenziali clienti, assecondarne le abitudini e rispondere meglio degli altri alle loro esigenze costituisce il primo passo per garantirti il successo sulle pagine dei risultati dei motori di ricerca: per questo ascoltare un agenzia SEO già in fase di ideazione della piattaforma digital è una scelta lungimirante e sempre più necessaria.

SEO on site: 9 consigli utili per vincere su Google.

  • La struttura della tua piattaforma digitale (alberatura del sito, classificazioni, tassonomie, distribuzione dei contenuti) deve essere studiata per intercettare le keyword utili ( deve essere cioè SEO friendly);
  • deve essere presente una sitemap XML con i giusti pesi attribuiti alle varie sezioni del sito;
  • devi poi assicurarti che il tuo sito sia aperto agli spider ed ai robot di Google (e correttamente indicizzato, che non equivale a posizionato);
  • devi controllare che non ci siano problemi di duplicazione di contenuti;
  • devi assicurati che la struttura di link interni funzioni;
  • devi far sì che che il sito appaia autorevole (con le giuste informazioni sul footer, con il giusto layout, con le indicazioni sugli autori e sui professionisti/prodotti presenti) specie se ti occupi di informazione medica, scientifica o finanziaria (soprattutto dopo il rollout dell’agosto 2018 il d. medical update);
  • che il crawl budget sia ottimizzato;
  • che siano presenti i dati strutturati (per far capire pienamente a Google il contenuto del tuo website);
  • che il sito sia veloce. I dati di una ricerca pubblicata da Google confermano che il 53% degli utenti mobile abbandonano quei siti che impiegano più di 3 secondi per caricarsi : oltre il 90% dei siti ha tempi di caricamento notevolmente maggiori.

SEO on Page i Principali fattori

1.     Il Tag title

Il title è quello con cui Google comprende il contenuto della pagina ed è esattamente ciò che viene mostrato in SERP come testo azzurro cliccabile.

Ecco un esempio…

L’obiettivo principale del tag title è migliorare il posizionamento della pagina su Google incrementando il click-through-rate (tasso di click).

Un titolo SEO è tanto più efficace quanto maggiore è il suo CTR.

Usando un linguaggio più semplice potremmo dire che un title è efficace quando è in grado di attrarre i click degli utenti.

Per aumentare questo valore occorre lavorare sul title seguendo alcune best practice che Google ci suggerisce da tempo:

1.      il title deve contenere la keyword per cui vogliamo farci trovare;

2.      la parola chiave deve essere posizionata all’inizio del title;

3.      la lunghezza del title non dovrebbe superare i 55 caratteri*;

4.      il title deve essere persuasivo e invogliare al click.

2.     La Meta description

La meta descrizione è la parte dello snippet che descrive in modo più completo (ma sempre sintetico) il contenuto della pagina.

Meta description

La meta description non è un vero e proprio fattore di ranking per Google, ma di fatto è un potente elemento in grado di decretare il successo di uno snippet aumentandone il CTR.

Ogni pagina deve avere una description altrimenti Google provvederà a crearne una sulla base dei contenuti che trova nella prima parte della pagina o da pagine che hanno collegamenti verso di questa.

Quindi è bene che ogni pagina sia provvista di questo importante meta tag e che sia univoco e ben descrittivo della pagina.

3. URL

URL (Uniform Resource Locator) è l’indirizzo univoco di una pagina web. In SERP appare così…

URL

L’URL è composto da un dominio (Es. ninjamarketing.it) e da una parte che specifica la pagina e il percorso per arrivarci denominata slug. Lo slug è ciò che solitamente può essere ottimizzato per rispettare i suggerimenti di Google.

Nei siti di e-commerce gli URL sono molto importanti perché contengono informazioni preziose sull’architettura del sito come nell’esempio che segue:

https://sitoecommerce.it/pentole/pentole-rame/pentole-con-manici

Questo tipo di URL si definisce statico nel senso che non cambia e riesce a comunicare molto bene a Google la struttura del sito e la gerarchia di livelli in cui è localizzato un certo prodotto.

Si contrappone ad un altro tipo di URL denominato dinamico nel senso che cambia a seconda del tipo di filtro che viene impostato dall’utente. Ecco un esempio di URL dinamico per capire:

https://sitoecommerce.it/?=h7b37d%h8

che magari produce lo stesso elenco di prodotti ma in questo caso Google non riuscirà a posizionarlo bene in quanto il codice nello slug non è parlante, cioè non comunica nulla al motore circa il contenuto della pagina.

gni qual volta modifichiamo la struttura di un sito e, di conseguenza, i suoi URL.

4.Gli Header

Un altro importante fattore on-page è costituito dai titoli della pagina denominati header.

L’HTML prevede fino a 6 tipologie di titoli: H1, H2… H6.

Ma i più importanti sono sicuramente i primi due. Scopriamo perché.

Titolo H1

È il titolo più importante della pagina e deve essere univoco.

La pagina può contenere più H1 (ad esempio se essa tratta diversi argomenti) ma è consigliabile che ci sia un solo H1 per argomento e che esso sia descrittivo della pagina e leggermente diverso dal tag title di cui abbiamo parlato sopra.

Infatti mentre il tag title (o titolo SEO ) è più orientato alle parole chiave e ha come obiettivo il posizionamento organico e l’incremento del click-through-rate, il titolo H1 serve per chi ha già aperto la pagina e ha bisogno di comprenderne il contenuto.

Per ottimizzare il tag H1 bisogna tener presente il search intent dell’utente che, venendo da una ricerca su Google e avendo già letto il tag title (e la meta description) si aspetta di trovare un titolo in linea con quanto visto pochi secondi prima.

Ecco perché il tag title e il titolo H1 non possono mai essere troppo diversi. Diciamo che il secondo deve essere un naturale proseguimento del primo.

Titoli H2

Il titolo H2 che gerarchicamente viene subito dopo l’H1 è un tag molto importante che viene spesso usato per i titoli delle sezioni o dei paragrafi di una pagina (o di un articolo di blog).

Quindi non abbiamo limiti nell’uso degli H2 in una pagina.

Ad esempio, se ho un articolo suddiviso in 10 paragrafi, avrò 10 titoli di paragrafo con H2.

Google legge i tag H2 e gli servono per indicizzare meglio la pagina; inoltre migliorano drasticamente l’esperienza di lettura dell’utente, il quale riesce a colpo d’occhio ad individuare gli argomenti che più gli interessano, saltando quelli meno utili per lui.

Indice degli argomenti

Una delle tecniche che abbiamo per migliorare l’esperienza utente sulle pagine del sito è quella di usare l’indice dei contenuti, come fa da sempre Wikipedia.

Indice degli argomenti

L’indice consente al lettore di saltare da un paragrafo all’altro e di avere il quadro complessivo degli argomenti trattati; ma consente anche allo spider di Google di aggiungere il cosiddetto sitelink (link scorciatoia) allo snippet in SERP

Sitelink esempio

Cliccando sui link evidenziati in rosso il browser apre la pagina proprio in corrispondenza del titolo di paragrafo indicato nel sitelink. Così facendo l’utente può iniziare a leggere il post a partire dal paragrafo che gli interessa.

Il CMS WordPress dà la possibilità di creare l’indice dei contenuti attraverso un semplice plugin che realizza la struttura ogni volta che incontra dei titoli H2.

Alt Tag delle immagini

L’alt tag o testo alternativo è un importante attributo legato alle immagini delle pagine web che ha due scopi:

1.      aiutare i non vendenti a capire il contenuto delle immagini;

2.      aiutare i motori di ricerca nell’indicizzazione delle immagini.

I non vedenti sfruttano un software chiamato screen reader che, come dice la parola stessa, legge i contenuti delle pagine di un sito a chi non è in grado di vederli.

Quando lo screen reader incontra un’immagine, se questa è provvista di un testo alternativo il software lo leggerà all’utente, altrimenti resterà un contenuto “invisibile”.

I motori di ricerca, nonostante i numerosi passi avanti nel riconoscimento e interpretazione dei contenuti visuali, si comportano di fatto come dei ciechi. Di conseguenza, se le immagini vengono fornite di questa informazione, Google riuscirà a comprenderne il contenuto e ad indicizzarla meglio.

Facciamo un esempio…

Esempio di ALT IMG

L’alt tag di questa immagine potrebbe essere “Escursionisti su una montagna innevata”, cioè una descrizione sintetica ed esaustiva che rappresenti nella maniera più fedele possibile il contenuto della foto.

Se poi nel testo alternativo ci fosse anche la parola chiave focus usata nella pagina, sarebbe meglio perché Google riuscirebbe a creare una relazione semantica forte tra testo e contenuti visuali.

Il plugin SEO Yoast per WordPress di cui ho già parlato consente di impostare questo tag ogni volta che inseriamo un’immagine sul sito.

SEO on page:  6 consigli utili per vincere su Google (SEO copywriting e oltre)

Assicurati che:

  • le pagine del tuo sito siano progettate per essere “digerite” dai motori di ricerca;
  • i title siano SEO friendly e contengano le parole chiave per le quali intendi posizionarti;
  • le description (o meta description) invoglino l’utente al click (il click through rate è un fattore che Big G tiene sempre più in considerazione nei suoi sistemi di ranking);
  • Il copy dei testi aiuti la leggibilità ed assecondi la scansione visiva dei contenuti e che quindi il testo sia suddiviso con gli opportuni header (H1, H2, H3 e così via fino all’H6);
  • le url (o slug) siano Google oriented;
  • le immagini siano opportunamente nominate con gli appropriati ALT img.

Tutta questa serie di attività fanno parte di quella parte di quella che tecnicamente viene definita SEO copywriting ovvero scrittura SEO.

Le performance e la loro importanza nella SEO: i Core Web Vitals

Esperienza utente o UX

In un progetto web di successo non è solo importante avere i contenuti giusti, cioè quelli che i tuoi clienti cercano, ma è fondamentale anche il modo in cui vengono presentati agli utenti.

Per migliorare il tempo di permanenza sul sito e il numero di pagine visitate per sessione, è fondamentale offrire un’esperienza utente di alto livello.

Non è solo una questione tecnica, ma anche di credibilità che deriva dal modo in cui “confezioniamo” e presentiamo i contenuti del sito.

Segnali Web Essenziali o Core WEB Vitals

L’esperienza utente è così importante che recentemente Google ha introdotto nuovi fattori di ranking che vanno ad analizzare proprio tutti quegli aspetti importanti inerenti la UX.

I nuovi parametri sono i cosiddetti “Segnali Web Essenziali” che possiamo trovare in Google Search Console .

Core WEB Vitals e SEO
LCD FID CLS

Il grafico più in alto rappresenta la cosiddetta ‘Page Experience’ (ovvero l’esperienza sulla pagina web) ed è l’insieme di 7 fattori SEO che influiscono sul posizionamento di un sito su Google. Iniziamo con la descrizione dall’alto verso il basso:

1) Loading: è il tempo che occorre al contenuto principale di una pagina per caricarsi ed essere visualizzato dall’utente.

Secondo Google questo intervallo di tempo non dovrebbe superare i 2,5 secondi.

Superando questo limite si rischia di aumentare la probabilità che l’utente abbandoni il sito e torni sulla pagina di ricerca di Google (vedi dwell time) o vada a visitare i siti della concorrenza.

2) Interactivity: è il tempo necessario affinché una pagina sia interattiva (max 100ms). . Google ci consiglia di tenere questo tempo entro i 100ms per evitare che l’utente abbia la sensazione di poter iniziare ad interagire quando invece la pagina non è ancora pronta.

3) Visual stability: è la quantità di spostamenti inattesi di un contenuto visuale.

Come già detto nel punto 2, prima che una pagina sia pronta per le interazioni dell’utente, passa una quantità di tempo che dipende da una serie di fattori quali:

·        il livello di ottimizzazione del codice HTML della pagina;

·        ill browser dell’utente;

·        la potenza del device su cui viene caricata la pagina.

Per velocizzare quindi la visual stability occorre progettare un sito con il livello massimo di ottimizzazione del codice html sperando anche che i browser dei nostri utenti siano aggiornati e vengano caricati su device di ultima generazione.

4) Mobile friendly: è la capacità di un sito di essere fruibile anche (e soprattutto!) da uno smartphone.

Le tecnologie disponibili per rendere un sito mobile friendly sono diverse e tutte hanno pro e contro da valutare ma Google ha sempre espressamente preferito quella responsive che ormai è disponibile per tutte le piattaforme più utilizzate come WordPress e Joomla.

5) Safe browsing: la navigazione sicura non passa solo attraverso il protocollo HTTPS (vedi punto successivo) ma anche attraverso la realizzazione di un sito che abbia tutte carte in regola per rendere l’interazione e lo scambio di dati sensibili, sicuri. Esistono tanti plugin per WordPress (e non solo per questo CMS) che rendono un sito a prova di hacker o comunque di intrusioni indesiderate.

Anche lato server oggi è possibile sfruttare diverse tecnologie (opzionali) che rendono un sito più sicuro da tanti punti di vista.

6) HTTPS: quando vediamo il lucchetto a sinistra dell’indirizzo della pagina, la connessione da e verso quel sito è “sicura”; o almeno più sicura di una connessione con l’ormai vetusto protocollo http.

L’https garantisce la crittografia delle informazioni trasmesse da e verso il sito del quale stiamo visualizzando le pagine.

L’https è ormai da tempo un vero e proprio fattore di ranking espressamente dichiarato tale da Google. Inoltre oggi è possibile ottenerlo dai server anche gratuitamente con Let’s Encrypt, una certification authority che automatizza gratuitamente la creazione, la validazione, il rilascio ed il rinnovo di certificati SSL (e non solo).

C’è da dire che dal punto di vista SEO, bisogna porre particolare attenzione quando passiamo da un sito indicizzato con http alla sua versione in https. Senza le dovute redirezioni permanenti (redirect 301) si rischia di creare un perfetto duplicato del sito con pesanti conseguenze sul posizionamento organico su Google.

7) No intrusive interstitials: quando una pagina presenta banner pubblicitari “invasivi” (ads), questi possono inficiare la user experience compromettendo la corretta e fluida lettura del contenuto. Oggi molti browser sono dotati anche della funzione Ad Block, cioè di quella funzionalità in grado di bloccare la visualizzazione di ad fastidiose che a volte rendono quasi impossibile leggere il contenuto della pagina.

Quindi quello che occorre fare è scegliere con cura i banner da visualizzare in modo tale che non risultino invasivi e che consentano un’esperienza utente fluida. Il risultato finale è che l’utente non deve essere obbligato a cliccare 10 volte prima di poter iniziare a leggere i contenuti.

I primi 3 fattori che ho elencato sono già disponibili nella search console di Google e possono essere monitorati da chi ha attivato questa importante funzionalità sul proprio sito. Lo si trova nella barra di sinistra con la voce “Segnali web essenziali”.

Responsiveness

Come detto sopra, la capacità di un sito di adattarsi al dispositivo sul quale viene caricato si chiama responsiveness e i siti realizzati con questa funzionalità vengono definiti appunto responsive. La grafica qui di seguito mostra bene come funziona tale tecnica che, anche a detta di Google, risulta essere la migliore.

Responsiveness fattore SEO

Come si osserva dall’immagine, nel responsive design gli elementi che compongono la pagina vengono ricollocati sulla base della dimensione del display del device sul quale si sta caricando il sito.

Rispetto ad una versione mobile “tradizionale” in cui si ha un dominio di terzo livello (m.miosito.it) e un sito pensato esclusivamente per gli smartphone, il responsive design ha una serie di vantaggi che lo rendono la soluzione più efficace. Vediamo quali:

1.      hai un solo sito e un solo dominio da aggiornare e manutenere;

2.      dal punto di vista SEO ogni pagina ha una sola versione e questo evita duplicati su Google;

3.      la user experience è coerente tra desktop e mobile e quindi più efficace.

Oggi praticamente tutti i migliori CMS sono dotati di temi preimpostati e realizzati con questa tecnologia; WordPress, Joomla e Drupal sono già equipaggiati con temi responsive.

Come detto sopra, Google ha sempre dichiarato di preferire siti responsive a siti mobile su sotto dominio. Il motivo principale di questa preferenza risiede nel fatto che dal punto di vista SEO sono più facili da gestire e da ottimizzare.

La SEO Copywriting: il “segreto” per conquistare le SERP

La SEO copywriting è l’arte di scrivere per il web e di creare testi che siano Google friendly, che rispettino cioè, oltre che le regole della buona scrittura sul web, anche quelle della Search Engine Optimization.

Contenuti “pertinenti e rilevanti” rispetto alla keyword per cui vuoi apparire in prima pagina

Dietro ogni domanda inserita sui motori di ricerca, c’è un intento di ricerca (search intent) esplicito o nascosto, cioè l’esigenza reale di un utente.

Comprendere  e rispondere all’esigenza nel modo più appropriato ed esauriente rispetto alla concorrenza costituisce il “segreto dei segreti” per vincere su Google.

Fare questo in concreto significa:

fornire il contenuto idoneo e pertinente con il search intent (foto, video, PDF, infografica, post testuale) più rilevante (rilevanza, a seconda dei casi può significare: maggior numero di offerte, migliori prezzi, migliori foto, migliori video, post in depth scritto seguendo le regole della SEO copywriting):

devi cioè dare dare la risposta più esaustiva all’utente se vuoi vincere su Google (confrontandoti con quello che fanno i tuoi competitor online).

Per capire quale sia la via maestra in grado di garantirti la pertinenza e rilevanza rispetto al search intent di ogni ricerca, devi:

  • essere un conoscitore delle pagine dei risultati di ricerca di Google ed un “esegeta” delle stesse

o

  • rivolgerti a chi abbia tali competenze (un bravo SEO appunto).

Il markup semantico

Il markup semantico è una modalità particolare di scrittura dell’HTML.

La semantica è il significato di un termine o di una frase, ovvero ciò che Google cerca di interpretare sempre meglio ad ogni aggiornamento algoritmico.

Perché quindi il markup semantico è importante?

1.      Best Practice consigliata: innanzitutto, il design semantico è uno standard W3C. È importante quindi uniformarsi allo standard per consentire un’esperienza di navigazione coerente con il trend attuale e supportata ormai da tutti i browser.

2.      User Experience: in alcuni casi, gli elementi semantici hanno un aspetto grafico diverso e possono garantire un’esperienza utente migliore. Il vantaggio di questo tipo di markup lo ritroviamo anche nelle SERP di Google con i cosiddetti rich snippet, che possono essere mostrati nei risultati di ricerca e producono percentuali di click-through-rate più elevati rispetto allo snippet tradizionale.

3.      Compatibilità SEO: la semantica è importantissima per il posizionamento organico di Google. Più riusciamo a comunicare a Google la tipologia di contenuto che deve indicizzare e meglio riuscirà a presentarla in SERP. Un esempio: marcare una pagina che al suo interno propone una ricetta di cucina, permette ai crawler dei motori di ricerca di capire che la pagina in questione ospita contenuto particolare e va mostrato come indicato nello screenshot:

Mark up semantico : vantaggi in SERP

Come implementare il markup semantico

Per far sì che Google riesca ad indicizzare e a mostrare contenuti multimediali in SERP, occorre applicare il markup semantico seguendo regole ben precise.

1.      Estrarre tutti i dati e i contenuti da una pagina e formattarli secondo la sintassi di schema.org o JSON-LD (raccomandato fortemente da Google);

2.      Analizzare con il tool per l’analisi dei dati multimediali se i dati così contrassegnati sono corretti;

3.      sistemare gli eventuali errori;

4.      verificare se e quali rich card del tuo sito sono state indicizzate da Google con Search Console;

5.      inviare una sitemap aggiornata a Search Console, per spingere lo spider ad indicizzare i nuovi contenuti più rapidamente;

6.     con Google Analytics è possibile analizzare le performance di questi risultati grazie ad un nuovo filtro “Risultati Rich” con cui esaminare click e impression.

Finora ci siamo concentrati sulla technical SEO: ovvero ciò che possiamo fare direttamente sulle nostre piattaforme digitali.

Esiste tuttavia una parte del lavoro che possiamo fare “fuori dal sito” (off page) che consiste nel costruire, più o meno artificialmente, quella “notorietà” tanto cara (almeno un tempo) a Google e agli altri motori.

La notorietà o popolarità si raggiunge grazie ai link che puntano verso il nostro sito (c.d backlink).

La teoria ufficiale di chi non lavora davvero sui motori di ricerca asserisce che più contenuti di “qualità” ospitiamo sul nostro website tanto maggiore sarà la possibilità di ricevere link naturali da chi “apprezza” il frutto del nostro lavoro.

La realtà è che in pochi (almeno in Italia) linkano a fonti autorevoli gratuitamente: l’attività di link building è divenuta (o forse lo è sempre stata) un mercato (sempre più mal digerito da Google).

Lo schema è il seguente: io ti pago affinché metta un link (possibilmente follow) al mio sito o che trovi dei canali che lo facciano per te.

La link popularity era un fattore di ranking importantissimo nella SEO 1.0 poiché ogni link veniva considerato un voto (o bollino di qualità) in grado di aumentare il posizionamento del sito e la sua visibilità.

Tutto era imperniato al concetto di page rank e di link juice: una specie di flusso di valore che viene passato da un sito all’altro attraverso i link.

Lo schema era un po’ più complicato ma per riassumerlo si può semplificare così il concetto:

più link si ricevevano maggiori erano le probabilità di conquistare la pole position.

Oggi Google considera ancora importanti i link ma tende a penalizzare schemi di link e siti che acquistano o vendono link (anche se il supermarket della link building è, ahimé, un’attività ancora fiorente).

  • non comprare link;
  • non partecipare ad attività border line quali scambio di link e altre tecniche di manipolazione (Google, come vedrai nell’infografica della storia della SEO riportata in fondo all’articolo, punisce questo tipo di attività considerate “black hat”;
  • pubblica comunque contenuti di qualità in grado di soddisfare il tuo potenziale cliente e potenzialmente in grado di ricevere link siti del tuo stesso settore;
  • minitora con appositi strumenti il tuo profilo di link soprattutto per neutralizzare competitor scorretti che tentino attività di c.d. negative SEO ovvero che tentino di bucare il tuo sito per farti cadere nelle trappole di Penguin (concorrenza sleale) o per altre finalità.

SEO Off page Co-citazioni e co-occorrenze:cenni sulla SEO semantica

Dopo aver parlato di link popularity ci soffermiamo su un argomento idealmente affine: quello delle co-citazioni e delle co-occorrenze.

Secondo molti SEO infatti Google farebbe affidamento sulla LSI (Latent Semantic Indexing) per emanciparsi dal concetto di keyword e di link come fattori di posizionamento.

Quello che è certo è che dopo il rilascio di RankBrain e di Bert, Google grazie all’utilizzo del deep learning è in grado di capire meglio il linguaggio naturale e il rapporto tra le query.

Sicuramente il peso iniziale delle keyword nella SEO è diminuito e, fortunatamente, quando pensiamo ad una strategia non ragioniamo più solo in termini di parole chiave ma in termini di concetti ed entity: Google scansionando il web è ormai capace di riconoscere sinonimi, relazioni e contesto.

Proprio per questo motivo non ha senso (e anzi è controproducente) riempire i propri testi di keyword esatte e di studiare fantomatiche relazioni numeriche (come la keyword density) per posizionarsi per un deteminato topic ma conviene affrontare l’argomento con il linguaggio più naturale possibile e sviluppare il contenuto tenendo conte delle esigenze dell’audience.

Che Google da tempo ragioni in termini di relazioni e che cerchi di allargare la sua conoscenza per avere una migliore conoscenza del web non è un mistero (anche l’utilizzo dei markup semantici ne è la conferma).

Per avere una controprova immediata dell’affermazione è sufficiente inserire una query inerente un’entity (personaggio, luogo, azienda ecc) per cui ci siano abbastanza fonti e ricerche e Google ci mostra immediatamente una serie di informazioni, contenuti curiosità ad essa legati.

Esempio di entity

Assodato che il Search Engine Californiano stia dando sempre più peso ai collegamenti fra entità e concetti il passo successivo che starebbe affrontando è quello di emanciparsi sempre più dai link nella costruzione delle SERP per attribuire un peso via via maggiore alle relazioni anche semantiche. 

Per questo entrano idealmente in gioco le co-citazioni e le co-occorrenze.

Le co-citazioni (con o senza link) sono dei collegamenti di due siti fatti da un terzo sito.

Co citazione esempio

Essere accostati in una co-citazione ad un sito autorevole per una determinata keyword o un topic porterebbe benefici SEO mentre al contrario, essere co-citato insieme a siti spam o di poco valore costituirebbe un segnale negativo agli occhi di Google.

Le co-occorrenze invece sono quelle associazioni o collegamenti di termini e argomenti che Google rileva e riconosce scansionando il web, che lo aiutano a capire le relazioni tra le ontologie e di cui terrebbe conto ai fini del posizionamento.

Alcuni esempi possono chiarire meglio il concetto.

Immaginiamo di trovare su siti, blog, recensioni accostamenti che colleghino un brand a un settore: Big G valuterebbe questa correlazione considerando l’entity brand pertinente rilevante per i concetti semantici legati a quel settore. Per lo stesso motivo, se ad esempio volessi posizionarmi con un blog di viaggi per la keyword cosa fare a Roma, e le co-occorrenze più comuni legassero Roma a alcune attrazioni principali (Colosseo, Pantheon, San Pietro) per posizionarmi dovrei tenere conto di questa co-occorrenza.

Il corollario SEO derivante da queste ipotesi è che per far leva su co-citazioni e co-occorrenze si dovrebbe “favorire” la pubblicazione di contenuti in cui il nostro brand:

  • venga co-citato ovvero accostato con i big di settore;
  • venga collegato a keyword o meglio topic non branded importanti per la nostra nicchia.

Quali sono i SEO tool ovvero gli strumenti indispensabili da conoscere per ottenere, mantenere e sfruttare al meglio il posizionamento organico

Fare un elenco è spesso riduttivo: ogni staff SEO  predilige e conosce i propri.

Sicuramente conoscere  e saper usare gli strumenti che Google mette a disposizione costituisce un buon punto di partenza, quindi inizierei da:

  • Google Analytics;
  • Google Trend;
  • Google Search Console.

Nel tempo poi sono stati realizzati numerosi strumenti ed applicazioni per le attività di ottimizzazione che ci consentono di accelerare ed automatizzare operazioni (che in passato richiedevano un gran dispendio di tempo ed energie) per:

  • verificare lo stato di salute del sito (Screaming Frog, Semrush, Seozoom);
  • verificare la correttezza dell’HTML della pagina web (MOZ, Seominion);
  • scovare le keyword più interessanti (Semrush, Ubersuggest, Sistrix, Answerthepublic);
  • monitorare il posizionamento e le strategie proprie e quelle della concorrenza (Semrush, Seozoom, Sistrix);
  • verificare il link profile (Majestic SEO e Ahrefs);
  • verificare le performance del sito (GT metrics a Google Page Speed);

Cose da sapere sulla SEO e sull’ottimizzazione sui motori:

I tre tipi di query e a cosa servono

Per convenzione chi lavora sui search engine per comodità divide le query (ovvero le domande che immetti nel box di Google) in 3 categorie:

1) query navigazionali, che vengono utilizzate per “navigare” verso pagine di destinazione (chi digita ad esempio “Facebook” sul box di Google per arrivare alla pagina del gigante dei social, o chi magari sta cercando un’azienda ma non ne conosce l’indirizzo web);

2) query informative, con le quali cerchiamo di ottenere informazioni o nozioni utili (che tempo fa a Roma, quando è morto x, chi ha sposato Y);

3) query transazionali, la cui finalità è quella di compiere una determinata transazione (hotel 3 stelle Milano vicino al Duomo, prezzo frullatore xyz) che, come capirai, sono le ricerche più ambite dalle aziende che vendono online, o guadagnano tramite le fee d’intermediazione. L’analisi del search intent celato o manifesto dietro le interrogazioni è lo strumento di SEO white hat più prezioso per individuare la strategia di essere first on Google in modo profittevole.

Cosa sono le SERP?

Le SERP (Search Engine Results Page) sono le pagine dei risultati ovvero le pagine di risposta che Google, Bing, Yahoo! ecc ti mostrano quando le interroghi (cioè quando fai una query, una domanda appunto), quelle che un tempo venivano chiamate le pagine dei dieci link blu.

Cosa sono le keyword?

Le keyword sono le parole chiave con le quali si effettua una ricerca: i termini che immetto nel riquadro di ricerca per ottenere le risposte che mi interessano.

Perché la SEO è importante ovvero perché avere un’ottima visibilità sulle pagine dei risultati di Google paga sempre.

Semplice: Internet è lo strumento più utilizzato per cercare informazioni, dati, prodotti, itinerari, numeri di telefono.

Indagini recenti di società specializzate calcolano in oltre 2 miliardi gli internauti di tutto il mondo (il trend è in crescita) che quotidianamente si informano su Google e company.

Se ti trovi sulle SERP in posizione privilegiata rispetto alla tua concorrenza hai sicuramente un vantaggio, ma essere primi sui motori non è sufficiente, infatti per attrarre il visitatore devi far sì che il tuo annuncio sia più accattivante, presenti informazioni più dettagliate, sia più utile al tuo business.

Perché ho bisogno dell’attività di ottimizzazione e posizionamento SEO?

Scusa se mi ripeto ma l’importanza in termini economici del concetto lo richiede: la maggior parte del traffico web proviene dai principali motori di ricerca, anche se la mole di traffico proveniente dai social network (Facebook, Youtube, Pinterest, Twitter, Linkedin) è in continua espansione. In America “to Google” (googlare) ormai equivale a ricercare e fa parte del gergo colloquiale.

Google è diventato uno strumento indispensabile per farsi conoscere o far conoscere la propria azienda sia online sia offline; per questo il valore di una consulenza SEO è inestimabile. Se un sito non è ben posizionato, sarà praticamente invisibile a coloro che cercano, ovvero sarà inefficace: al contrario, essere sulla prima pagina dei risultati di Big G & Co equivale ad avere puntati i riflettori su un palcoscenico mondiale.

Il valore di un buona visibilità è inestimabile soprattutto per le aziende che non sono marchi affermati (es Ferrari, Coca Cola , Chanel) quelli che in termini tecnici hanno una scarsa brand reputation ovvero sono sconosciuti.

L’utilità di Google per il tuo business ovvero l’equazione della SEO

L’equazione SEO

SEO = Visibilità

Ricordi quando tutti volevano avere un sito perché sembrava la chiave per poter vincere nella corsa all’oro su Internet? Bene, molti si sono dotati di un sito per poi accorgersi che l’investimento fatto non generava ritorni e attraeva visite solo dai clienti abituali: con un sito invisibile su Google, c’erano poche opportunità di ampliare la clientela (l’asset più importante di ogni attività).

Agli albori di Internet, tutti volevano avere la propria vetrina, salvo poi scoprire che averne una introvabile equivale a sprecare risorse: significa allestire qualcosa che nessuno potrà vedere. Se hai un sito posizionato in SERP ed in grado di attrarre visite, hai allestito il tuo negozio in Via Condotti, sulla Fifth Avenue e ti sei lasciato alle spalle la vetrina sperduta in un paesino di periferia, altrimenti rimani con un pugno di mosche.

Visibilità = Contatti

La Visibilità sui motori di ricerca garantisce visite continue (cioè potenziali clienti o persone interessate a quello che possiamo offrire loro). È possibile ottenere riconoscibilità anche con altri metodi: acquistando passaggi alla radio, in TV, pagine sulle riviste, banner online ma con quali costi e con quale efficacia?

Soprattutto, ci ricorda Seth Godin “l’età del Marketing (e della pubblicità) che interrompe e disturba è finita”. Le altre forme di advertising sono invasive e mal tollerate, la SEO è l’esempio ideale del marketing permissivo: sono gli utenti a chiedere quello che hai da offrire. Grazie alle SERP ti fai conoscere facendo nello stesso tempo un favore al tuo potenziale cliente (e non mi pare cosa da poco!)

Un buon posizionamento ha efficacia duratura ed una volta acquisito richiede molto meno impegno e sforzo per essere mantenuto. Il traffico generato dalle richieste è costituito da contatti “caldi”, non gente presa a caso, utenti alla ricerca di ciò che il sito offre: sono tutti potenziali clienti profilati, quanto di meglio qualsiasi attività possa chiedere.

Contatti (continui) = Opportunità (continue)

Riassumendo: gli investimenti per il posizionamento SEO sono il modo più intelligente di acquisire visibilità, duratura e a prezzi ragionevoli. Essere ben posizionati sui motori di ricerca significa garantirsi contatti ripetuti e quindi opportunità continue (ricorda, c’è sempre qualcuno alla ricerca di quello che puoi offrire, a qualsiasi ora del giorno). Un buon posizionamento per le keyword di ricerca appropriate garantisce visibilità 365 giorni l’anno 24 ore al giorno. Se un sito non compare nella prima pagina di Google per i termini d’interesse sarà una vetrina sulla via del paese di periferia.

Opportunità = Ritorni (vendite)?

L’ultimo anello dell’equazione è il meno consequenziale. Ricordiamolo sempre, una buona attività di SEO può garantire visite e contatti: la possibilità di trasformare le visite in contratti (o fan o follower) dipende dalla bravura del venditore, dal valore intrinseco del prodotto/servizio, dalla qualità del post, dalla professionalità e da altri fattori indipendenti dalla visibilità.

Quindi se:

SEO = Visibilità = Contatti = Opportunità = Vendite (o quello che ti interessa)

allora

SEO = Vendite (o quello che ti interessa) al miglior rapporto qualità/prezzo. La SEO è fondamentale per ogni attività ma è ideale soprattutto per le piccole aziende, per i blogger e per le startup che non hanno grossi budget ma mirano ad ottenere risultati importanti e duraturi. Gli investimenti richiesti per sviluppare e implementare una buona strategia SEO sono fra quelli che generano il maggior ROI nel tempo.

Come e perché la Search Engine Optimization contribuisce a costruire la reputazione di marca o brand reputation.

Dopo aver compreso l’enorme importanza della SEO, mi preme sottolinearne un aspetto ulteriore, un valore aggiunto, spesso trascurato: essere posizionati e attraenti su Google per le parole chiave del tuo business, facilita anche la costruzione e il rafforzamento del tuo marchio, ti aiuta a fare quello che in termini tecnici si definisce attività di branding.

Se è vero che “Google, Bing e Yahoo! sono le nuove pagine gialle“, è altrettanto vero che i meccanismi di assegnazione delle graduatorie degli algoritmi dei motori di ricerca sono totalmente nuovi: le posizioni sulle SERP, essendo attribuite secondo criteri “meritocratici”, diventano spesso un giudizio di ”valore” nei confronti di chi le occupa.

Per comparire sugli elenchi cartacei infatti bastava pagare: più si spendeva più si era visibili. Con la SEO tale logica viene ribaltata. Nei risultati di ricerca esiste un ranking, cioè una classifica, una gerarchia da cui derivano due conseguenze:

1) essere un gradino sopra o un gradino sotto nella SERP (pagine dei risultati di ricerca) ha un impatto fondamentale in termini di visite e contatti, anche se un bravo SEO, con descrizioni accattivanti, titoli giusti, e con un lavoro ben fatto può attrarre click anche da posizioni meno importanti;

2) essere in posizione migliore rispetto alla concorrenza oltre ad attrarre più contatti (con le dovute eccezioni) tende ad ingenerare nel visitatore un giudizio di valore inconscio sulla bontà del servizio/prodotto. (Se dovessi scommettere sulla vittoria di una macchina in un gran premio, puntereste su chi parte in pole o su chi parte in terza fila?)

Rifletti bene: se la tua vetrina è in via Condotti (ha un’ottima visibilità) ha i prodotti migliori, quelli più convenienti, i post più interessanti, è facile che attragga e trattenga i visitatori, li fidelizzi.

Perché cercare altrove se il cliente ha trovato ciò di cui ha bisogno?

Inoltre tenuto conto dell’effetto passaparola, della tendenza a condividere le esperienze sui social Network, a recensire e ad assegnare voti (c.d.rating) è probabile che un visitatore soddisfatto si trasformi in un’ottima cassa di risonanza.

Un ottimo posizionamento quindi, oltre a generare visite, potenziali clienti e contratti può essere uno degli elementi di fondamentale importanza per costruire o rafforzare il tuo marchio.

Quando fare SEO?

Se hai compreso bene il ragionamento hai capito che fare attività SEO è sempre un’ottima scelta sia per un brand noto che per un’azienda o un professionista che voglia emergere.

Su quali motori fare SEO? I principali search Engine in Italia e nel mondo.

Se il mercato che intendi conquistare si trova in Italia e/o nell’Europa occidentale la risposta è semplice:

Google ha una posizione di assoluta preminenza in Italia e in Europa con oltre il 90% del mercato.

Il motore di Mountain View è ottimamemente posizionato anche in America col 60%  di market share e nel resto del mondo con il 77%  (se consideriamo l’intero mercato mondiale della search).

Considerati i volumi generati da questi dati aggregati , volendo utilizzare un approccio data driven, capirai perché che il verbo “to Google” in inglese sia equiparato al termine di ricerca online.

Nei mercati occidentali Bing e Yahoo hanno una buona fetta (specie nel mercato USA): l’attività di posizionamento su Google, se ben fatta, porterà ottimi frutti anche su questi motori.

Spesso non viene considerato tale ma anche Youtube, di proprietà di Google stessa , con oltre 3 miliardi di ricerche mese, rappresenta il secondo motore di ricerca al mondo: quindi in un’attività di posizionamento che si rispetti e che intenda sfruttare il canale search, non dovrebbe trascurare una simile fonte di opportunità.

Se il tuo mercato di riferimento è costituito dalla Cina, dalla Russia o dalla  Repubblica Ceca, allora dovrai investire rispettivamente su Baidu, Yandex e Seznam che sono fondamentali per avere successo in quelle regioni.

Ti mostro un caso concreto su come usare i motori di ricerca per costruire una azienda da zero grazie a SEO e SEM

Bene la SEO può rivelarsi la chiave di successo di un’attività ma posso costruire un’attività sulla SEO?

La nostra idea era quella di creare un mercato online nel quale offrire a commercianti e privati spazi di visibilità per la vendita dei propri prodotti (una particolare categoria nell’ambito di una nicchia dell’automotive), in cambio di un canone (o fee). Il nostro modello di business era quello del freemium.

In realtà ci siamo rivolti al web per disperazione perché prima avevamo tentato la strada della rivista cartacea ma i costi di stampa e distribuzione erano proibitivi.

I problemi da affrontare erano due: come attrarre inserzionisti in grado di arricchire la nostra vetrina virtuale e come attrarre la nostra audience potenziale, coloro interessati all’acquisto dei prodotti che esponevamo.

Abbiamo intuito che per poter riuscire avremmo dovuto avere un’offerta ampia per invogliare i consumatori a rimanere sul sito (e con molti sacrifici abbiamo convinto gli espositori ad inserire i propri annunci gratuitamente), ma il problema più grande era quello di attrarre visitatori sul sito.

Dovevamo trovare il nostro canale di distribuzione ed abbiamo pensato che la chiave del successo di una simile attività risiedesse nella visibilità sui motori di ricerca: così ci siamo interessati alle discipline che poi avremmo scoperto chiamarsi SEO e SEM (quando abbiamo iniziato non conoscevamo neanche l’esistenza dei termini ed abbiamo imparato ad arrangiarci sul campo).

Sin da subito abbiamo avuto la fortuna di intuire due fattori importanti per ottenere visibilità su Google e & Co.:

1) l’importanza delle keyword cioè le parole chiave di ricerca

2) la conquista delle nicchie e della coda lunga (quella che io chiamo “occupazione delle SERP”).

Essere presenti sui motori (Google in primis) sfruttando le domande ed il gergo di chi è interessato ai tuoi prodotti è fondamentale: se poi capisci le intenzioni di ricerca e ad essere presenti massicciamente nei risultati cercando di dare tutte le risposte possibili usando le parole chiave (keywords) usate del vostro pubblico il gioco è fatto.

Ti faccio un esempio: la keyword fondamentale del nostro settore era un termine gergale, il sostantivo corretto sarebbe stato un altro ed abbiamo ragionato in questa maniera: dobbiamo fare in modo che il nostro portale si posizioni per tutte le nicchie “calde” collegate alla keyword d’interesse. Quindi abbiamo ottimizzato il portale per le keyword generiche:

  • keyword
  • per quelle più specifiche
  • keyword + usati
  • keyword + nuovi
  • per le categorie merceologiche
  • Keyword + categoria
  • per le ricerche geolocalizzate
  • Keyword + regione
  • Keyword + città
  • Per i nomi delle marche
  • Keyword + Marca
  • Per le varie combinazioni possibili (occupazione della coda lunga delle SERP)
  • Keyword+ usati+ marca+…
  • Keyword+ usati+ regione

………………………………………..

Insomma non mi dilungo: attaccando la coda lunga delle parole chiave correlate (quelle che spesso sono suggerite da Google con le ricerche correlate quelle che trovi in fondo alla pagina dei risultati di ricerca) e sfruttando in maniera quasi scientifica le SERP (prima che lo facessero altri) col tempo abbiamo raggiunto i seguenti risultati:

risultati-organici

Chiunque cerchi su Google un argomento attinente al nostro settore ci trova nelle primissime posizioni. I numeri non sono eccezionali in assoluto, ma sono straordinari considerando la nicchia di riferimento.

Risultati

Sui motori di ricerca, che costituiscono il nostro canale di distribuzione privilegiato, spesso battiamo la concorrenza di realtà internazionali e di altri agguerriti gruppi e siamo diventati fra i tre leader del mercato nazionale. Non abbiamo inventato nulla abbiamo solo intercettato la nostra clientela sul suo sentiero digitale.

E non solo… ecco come è finita:

nereto sbarca in america

SEO, SEM e Inbound Marketing nel 2023

Nei primi anni di Internet essere bravi SEO equivaleva a conoscere i trucchi del mestiere per posizionarsi nelle primissime posizioni dei risultati dei motori di ricerca, riempiendo le pagine di parole chiave (magari anche nascondendole agli occhi del visitatore) e cercando di ottenere in maniera lecita o illecita quanti più link possibili. Da qui l’immagine dei SEO equiparati a stregoni manipolatori che conoscevano i segreti occulti di Google.

Oggi fortunatamente, le cose non stanno più così.

Se è vero che molte delle tecniche e degli stratagemmi che funzionavano agli albori della SEO sono ancora efficaci, se è vero che si trovano pagine ottimamente posizionate in settori in cui la concorrenza è molto agguerrita, piene di link “sospetti”, è altrettanto vero che dovrebbe essere interesse del professionista quello di assicurare un futuro all’azienda con cui collabora e di metterla al riparo (per quanto possibile) da eventuali penalizzazioni e/o cambi di umore di Big G in grado di compromettere le sorti dell’attività stessa (sia essa online che offline visto che tale distinzione va fortunatamente svanendo).

L’attività del SEO del 2023 è diversa da quella di fine anni 90, non tanto perché siano cambiate le competenze necessarie (anche) ma perché nel frattempo è cambiato il web, è cambiato Google, sono cambiate le pagine dei risultati di ricerca, hanno fatto prepotente ingresso i social, esiste la possibilità di recensire, è arrivata la local Search, sono arrivati gli smartphone, è arrivato Google Discover, sono in arrivo le disruptive technologies dell’internet of things ed il proximity marketing e sono entrati in scena i “consumattori” (o prosumer).

La SEO però rimane un pilastro fondamentale dell’Inbound Marketing.

Necessariamente il SEO deve preoccuparsi non soltanto della visibilità sulle SERP (che forse presto non esisteranno più in quanto tali) ma dell’ottimizzazione dell’esperienza dell’utente, di fornire l’esperienza migliore al potenziale cliente nei luoghi virtuali e reali in cui egli incontra l’azienda.

Dalle considerazioni precedenti consegue che il ruolo del SEO non viene sminuito (la SEO non è morta: è viva e vegeta) anzi viene rafforzato e caricato della responsabilità della salute online dell’azienda o del business (non mi pare compito da poco).

Il SEO non deve preoccuparsi di quello che piace a Google ma di quello che piace all’utente.

Penalizzazioni, posizionamento e perdite di ranking: la black hat SEO e la white hat SEO

Se seguirai il consiglio di dare all’utente quello che cerca, studiando il suo search intent e se riuscirai ad essere pertinente e rilevante rispetto ad esso, eviterai di incorrere in penalizzazioni algoritmiche o manuali che tanto male fanno (specie al portafoglio) ai clienti che fanno delle opportunità create su Google and Co uno strumento per portare a casa la pagnotta.

Se userai la SEO come grammatica della visibilità, come strumento per mostrare a Google di essere pertinente e rilevante rispetto ad una keyword non dovrai temere nessuna penalizzazione o nessun aggiornamento (si chiamino essi Panda, Penguin, Hummingbird, Rank Brain) e riuscirai a fare della semantic search la tua migliore alleata.

SEM, cos’è?

Terminato il discorso sul posizionamento organico mi soffermo (brevemente) su quello a pagamento.

Per SEM solitamente s’intende l’attività di pianificazione per l’acquisizione di visibilità sui risultati sponsorizzati di Google.

In soldoni: io partecipo ad un’asta per comprare la visibilità sui motori di ricerca, pago per ogni click che ricevo (la cosiddetta attività di Pay per Click) e quando è finito il mio budget scompaio.

SEM e SEA: significato e precisazioni

Una precisazione necessaria, le definizioni che ti sto dando sono utili per capire bene come sfruttarle a fini di business: i tecnici della materia chiamano quella che ho appena descritto SEA (search engine advertising) facendo rientrare nel Search Engine Marketing anche SEO e SEA (SEM = SEO + SEA).

A me non interessano i sofismi ma i risultati e rispondo a domande in grado di portare risultati usando i termini standard meglio comprensibili.

Sem specialist: chi è e cosa fa

Il SEM specialist è colui che si occupa della gestione delle campagne di pay per click o Google AdWords, delle campagne di lead generation sul canale paid, delle campagne di remarketing e retargeting.

SEO E SEM: benefici comparati

I pro e i contro della visibilità organica. La SEO richiede tempo per essere efficace, non sempre è possibile posizionarsi , ma laddove possibile costituisce il miglior risultato: la visibilità organica è per sempre (o quasi) e lavora per te 365 giorni l’anno 24 ore al giorno.

I pro ed i contro dei click pagati

La SEM ha effetto immediato: appena pago divento visibile. Quindi se ho bisogno di visibilità immediata, se devo fare una campagna stagionale, se comunque quello che investo mi porta utili che giustificano l’attività a pagamento devo assolutamente investire in tale attività. Se invece cerco risultati di lungo termine e sono disposto ad investire una tantum per essere visibile sui motori.

Finita questa carrellata, spero sia chiaro come la professionalità di SEO e SEM specialist sia fondamentale per la tua attività e come sia impossibile ottenere risultati con chi millanta di effettuare attività SEO per 600.00 Euro. Noi abbiamo aiutato molte aziende a trovare e sfruttare la propria nicchia del web.

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