Riprendiamo la serie dedicata all’email marketing, e in particolare, concentrandoci su la Welcome Email, che normalmente conferma la subscription al nostro sito/blog. Cerchiamo di introdurle all’interno di un flusso più generale e di tirare fuori una serie di suggerimenti per creare welcome email che diano davvero un “benvenuto” a qualcuno che si avvicina a noi per la prima volta.
Innanzitutto, cosa sono le welcome-email? Come altre tipologie di email (conferma d’ordine, thank-you email, kickback alla richiesta di download di un contenuto), fanno parte della famiglia delle transactional email, vale a dire email basate su un’azione dell’utente (per l’appunto, una richiesta di subscription, un ordine, ecc…) – a questo riguardo, date un’occhiata a questo articolo tratto dal blog di Mailchimp…di qualche anno fa, ma la definizione è sintetica e chiara!).
[notice] => Questa tipologia di email non è limitata agli e-commerce! Le tipologie di transactional email sono collegate ad una qualsiasi forma di azione che l’utente svolge sul nostro sito, non solo un acquisto. In quanto tale, sono un’ottima opportunità per creare un rapporto duraturo con il nostro utente. [/notice]
Dopo questa introduzione, passiamo alla prima tipologia di transactional email, la welcome email, ma prima di ripartire cerchiamo di rispondere ad una domanda…..
Indice degli argomenti trattati
#1 Perché usare la welcome email?
Questa domanda, probabilmente, sarà balenata nel cervellino di molti di voi. Le caselle email sono sempre più intasate di email, perchè aggiungere un’altra email che non ha uno scopo preciso, non ha una call-to-action, se non dare il benvenuto?
Questo è vero, parzialmente: la welcome email può essere accorpata alla mail di confirm subscription (se prevista dal nostro sito), ma avere anche una vita propria.
Perchè? Vi spiego il mio punto di vista con una semplicissima metafora:è lunedì, oggi cominciate a lavorare in un nuovo posto di lavoro. L’azienda vi è piaciuta sin dal primo momento, ma siete comunque guardinghi, perché volete dare al meglio ma anche volete che l’azienda lo dia a voi. Bene, immaginate di essere accolti nelle seguenti modalità:
a) all’ingresso la receptionist vi saluta con un sorriso cortese ma di circostanza, vi dà il vostro badge e il vostro pc e vi indica la vostra postazione;
b) il vostro responsabile o il responsabile del personale vi accoglie, vi chiama per nome, vi fa fare un giro per l’azienda presentandovi le diverse aree e le persone, in modo da permettervi di collocare la vostra mansione all’interno di una macchina ben più grande e solo alla fine vi porta alla vostra postazione, vi dà il suo numero diretto e vi dice “se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarmi”.
Qual’è l’approccio migliore, secondo voi? Vediamo di analizzarli entrambi:
1) nel primo caso, vi sono state date esattamente le informazioni che vi servivano, non c’è stata “perdita di tempo”;
2) nel secondo caso, vi son state date le informazioni che vi servivano, ma non solo. Vi è stato dato un quadro generale di come lavora l’azienda, siete stati chiamati per nome e vi sono stati dati dei punti di riferimento.
A questo punto, è chiaro perchè usare le welcome email che a volte, come un po’ tutte le transactional email, vengono “sottovalutate”.
Vediamo di usare la storiella appena raccontata per trarre una serie di suggerimenti utili a migliorare la nostra welcome email:
#2 Chiamami per nome!
Banalità? Forse, ma possiamo riscontrarlo anche nella vita quotidiana, dove sicuramente quando sentiamo il nostro nome ci giriamo.
La nostra welcome email dovrebbe cominciare proprio con un benvenuto personalizzato; gli ESP, anche a livello basic, permettono di introdurre all’interno della nostra mail una serie di tag che, automaticamente, prende il nome del nostro destinatario da uno dei campi in database.
#3 Informazione: giusta, con un pizzico in più
Molto spesso, le welcome email servono a confermare una sottoscrizione. Perchè non dare qualche informazione in più (mi raccomando, soffermatevi sul qualche, non bisogna far diventare la nostra mail un romanzo di 600 pagine).
Ad esempio, alla fine potremmo posizionare un link per accedere direttamente al nostro sito; o, ancora meglio, un serie di link che indirizzano ad una serie di pagine precise e per noi strategiche (esempio: il blog, pagina servizi e pagina contatti).
Il contenuto, l’informazione vanno gestiti nel modo corretto: dare prima il contenuto necessario, per poi diversificarlo e rendere accessibili anche altri contenuti.
#4 “Piacere, sono…..”
Le welcome email, ma più generalmente le mail che mandiamo ai nostri subscriber sono piene di informazioni sui nostri servizi, su dove possono trovarci…ma parlano mai di noi? Molto spesso, presi dalla voglia di dare il contenuto esattamente necessario si perde di vista quello che è il lato “umano” dell’email marketing, vale a dire le persone, che leggono la mail ma anche che la preparano.
Presentarsi, renderci “riconoscibili” è una bella prova di coraggio, perché chiaramente che noi “ci mettiamo la faccia”. Un bel modo di renderlo nella nostra mail? Un esempio? Vediamo come Phil Hill, CEO di Flashissue (OT: se avete Gmail, è un’app da provare!).
E voi, avete qualche altro suggerimento da usare per le welcome email? O al contrario, le avete eliminato dal ciclo delle vostre automated emails? Volete raccontarci perchè?
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